Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/592

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46Ma quella, ondi’io aspetto el come e ’l quando1
     Del dir e del tacer, si sta; ond’io2
     Contra ’l disio fo ben s’io non dimando.
49Per ch’ella, che vedea il tacer mio
     Nel veder di Colui che tutto vede,
     Mi disse: Solve ’l tuo caldo disio.
52Et io incominciai: La mia mercede
     Non mi fa degno de la tua risposta;
     Ma per colei che ’l chieder mi concede,
55Vita beata, che ti stai nascosta
     Dentro a la tua letizia, fammi nota
     La cagion, che sì presso mi t’accosta;3
58E dì perchè si tace in questa rota
     La dolce sinfonia di paradiso,
     Che giù per li altri suona sì devota.4
61Tu ài l’udir mortal, com’ài ’l viso,
     Rispuose a me; unde qui non si canta
     Per quel che Beatrice non à riso.
64Giù per li gradi de la scala santa5
     Discesi tanto sol, per farti festa
     Col dire e co la luce che m’ammanta,
67Nè più amor mi fece esser più presta:
     Chè più e tanto amor quinci su ferve.
     Siccome ’l fiammeggiar ti manifesta.
70Ma l’alta carità, che ci fa serve
     Pronte al consiglio, che ’l mondo governa.
     Sorteggia qui, siccome tu osserve.6
73Io veggio ben, diss’io, sacra lucerna,
     Come libero amore in questa corte
     Basta a seguir la providenzia eterna.

  1. v. 46. C. A. il come e il
  2. v. 47. C. M. Del dire del tacer si stava
  3. v. 57. C. M. Le
  4. v. 60. C. A. l’ altre
  5. v. 64. C. A. mortal sì come il
  6. v. 72. C M. sì come