Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/747

Da Wikisource.
     [v. 1-12] c o m m e n t o 735


C. XXVIII — v. 1-12. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come, poi che Beatrice ebbe finito la sua invettiva, elli ragguardando ne’ suoi occhi vidde in essi rilucere come lume in ìspecchio lo punto della Divinità, dicendo così: Possa che contra a la vita presente Dei miseri mortali; cioè de’ miseri omini, che viveno nel mondo carnalmente, aperse ’l vero; cioè manifestò la verità, come appare di sopra ne la invettiva, Quella che ’mparadisa; cioè Beatrice, che mette e leva in paradiso, la mia mente; cioè la mente di me Dante: imparadisare è mettere in paradiso; questo è verbo formato dall’autore allegoricamente, che la santa Scrittura è quella che mette in paradiso la sua mente, e di ciascuno che quella studia con divoto cuore, Come in ispecchio; ecco che arreca una bella similitudine, dicendo: Come nello specchio che l’uomo à dinanzi a sè fiamma di doppiero; cioè di torchio lume acceso, Vede colui; cioè alcuno omo, che, cioè lo quale, se n’alluma dietro; cioè s’illumina d’esso di rieto dalle spalle, cioè che l’à acceso di rieto da sè, Prima che l’abbia; cioè innanti che abbia lo detto torchio, in vista; cioè in apparenzia, cioè che ’l vegga, cioè lo torchio acceso, o in pensiero; cioè o in pensamento l’abbia lo detto torchio acceso, E sè rivolge; cioè quello omo, che questo vede, per veder se ’l vetro; cioè dello specchio, Li dice ’l vero; cioè se quello, che li rappresenta lo specchio, è vero, e vede che s’accorda Con esso; cioè lo torchio, che è acceso di rieto a lui, con quello che li rappresenta lo specchio, come nota con suo metro; cioè come s’accorda la nota del canto colla sua parola ch’ella segna, o co la sua misura: la nota è lo segno, e lo metro è la cosa segnata, come nelli occhi di Beatrice era lo segno, e di rieto a Dante era la cosa segnata. Ecco che adatta la similitudine: Cosi la mia memoria; cioè di me Dante, si ricorda Ch’io feci; cioè come fa colui, del quale è detto di sopra, riguardando ne’belli occhi; cioè di Beatrice, li quali significano lo intelletto litterale e l’allegorico, o vero morale; o vero significano la ragione e lo intelletto di coloro che la trovorno e scrissella 1, sicchè in essa si vede Iddio rappresentato quine, come segno di quello vero Iddio che è in vita eterna, Unde; cioè de’ quali occhi di Beatrice, Amor fece la corda a pigliarmi; cioè a pigliare e legare me Dante: imperò che de’ suoi belli occhi m’inamorai, quando prima la viddi; e questo è stato posto di sopra. Seguita.

C. XXVIII — v. 13-21. In questi tre ternari lo nostro autore finge come, quando si rivolse a vedere lo lume che rilucere avea veduto nelli occhi di Beatrice, vidde uno lume acutissimo come uno punto; e questo finge che fusse la Divinità, dicendo cosi: E com’io;

  1. Scrissella, scrissenla, la scrisseno. E.