Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/97

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fatto ci sia, se non come quella; cioè carità, Che; cioè la quale, vuol simile a sè tutta sua corte; e questa è la carità d’Iddio, che vuole tutta la corte di paradiso simile a sè in carità; cioè che ogni beato sia pieno di carità, quanto ne cape nel suo vagello: nessuno potrebbe avere tanta carità, quanta àe Iddio, perchè la sua carità è infinita e quella dell’omo è finita.

C. III — v. 46-57. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come una di quelle sustanzie che li erano apparite nel globo della Luna, addimandate e pregate da lui che li dovessino dire lo suo nome e la sua condizione, ora li rispuose in questa forma: Io fui al mondo vergine sorella; disse una di quelle anime addimandate; e perchè dice vergine sorella, dà ad intendere che fusse monaca di santa Chiara, E se la mente tua; cioè di te Dante, ben si riguarda; cioè bene si ricorda: a l’ora la mente ben si riguarda, quando ella si ricorda: imperò che mente tanto viene a dire, quanto cosa che si ricorda; dunqua guardare con la mente è ricordarsi, Non mi ti celerà; cioè non appiatterà me a te, lesser più bella; ora, ch’io non era quando io era nel mondo: imperò che nel mondo mi cognoscesti bella, et ora anco mi dei cognoscere, ben ch’io sia più bella che allora, Ma ricognoscerai; cioè tu, Dante, ch’io; cioè io che ti parlo, son Piccarda; questa fu quella, della quale fu detto nella seconda cantica nel canto xxiv, che fu sorella di Forese amico di Dante e di messer Corso Donati da Firenze 1: chi vuole sapere chi fu ritruovila quine, dove dice: La mia sorella, che tra bella e buona, dove dice a Dante ch’ella era in vita eterna, Che; cioè la quale, posta qui; cioè in questo luogo, con questi altri beati; cioè li quali sono meco, Beata sono nella spera più tarda; cioè nella spera della Luna, che è più bassa che tutte l’altre spere et à più tardo moto che tutti li altri pianeti e cieli. E questo si pruova: imperò che, avendo minor cerchio che li altri in equale spazio gira che li altri, ben che abbiano maggior giro, secondo lo moto uniforme del primo mobile, e secondo lo moto difforme et erratico dei pianeti si spaccia più tosto che li altri della sua revoluzione; ma sono tanto maggiori li altri e questo cerchio tanto minore, che ben che li altri girino in maggior tempo e questo è minore, questo è più tardo che li altri; e però ben si può dire che sia Beata nella spera più tarda: cioè in quella della Luna. E questo finge, per figurare che è in vita eterna nel più basso grado che vi sia et in quello che meno à di carità, perchè meno festino lo pianeto si muove per lo cerchio che quello figura, lo quale è mosso da motori che meno grado ànno di carità: imperò che è mosso dalli

  1. C. M. da Fiorensa; unde l’ autore indusse lo ditto Forese a parlare, dicente: La mia