E al mio Bellisar commendai l’armi,
Cui la destra del del fu sì congiunta,
Che segno fu ch’ io dovessi posarmi. ‘27
Or qui alla quistion prima s’ appunta
La mia risposta; ma sua condizione
Mi stringe a seguitare alcuna giunta;
Perché tu veggi con quanta ragione
Si muove contra il sacrosanto segno
E chi il s’ appropria, e chi a lui s’ oppone.
Vedi quanta virtù I’ ha fatto degno
Di reverenza, e cominciò dall’ ora
Che Pallante morì per dargli regno. 36
Tu sai ch’ esso fe’ in Alba sua dimora
Per trecento anni ed oltre, infimo al fine
Che i tre a tre pugnar per lui ancora. 39
Sai quel che fe’ dal mal delle Sabine
Al dolor di Lucrezia in sette regi,
Vincendo intorno le genti vicine. 42
Sai quel che fe’ portato dagli egregi
Romani incontro a Brenno, incontro a Pirro,
Incontro agli altri principi e collegi: 45
Onde Torquato, e Quinzio, che dal cirro
Negletto fu nomato, e Dcci e Fabi,
Ebber la fama che volontier mirro. 48
Esso atterrò 1’ orgoglio degli Arabi,
Che di retro ad Annibale passaro
L’ alpestre rocce, Po, di che tu labi.
Sott’esso giovanetti trionfaro
Scipione e Pompeo, e a quel colle,
Sotto il qua! tu nascesti, parve amaro.
Poi, presso al tempo che tutto il del volle