Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/181

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canto

Viii. 171

Nel punto della strage il re Pietro dal mare africano giungeva in Messina e toglieva il regno a Carlo nell’anno XVI dacchè lo aveva con tante guerre difficilmente acquistato, per opera di Giovanni privato, e che aveva ricevuta imperdonabile offesa neI violato onor della moglie, se mala signoria se la tirannia francese che sempre accora li popoli subiecti che dispone alla vendetta i popoli oppressi non havesse mosso Palermo a gridarmora mora accenna con ciò ai predetti Vespri siciliani. Nè Carlo poscia nè mai più i di lui discendenti ebbero dominio in Sicilia, anzi lo stesso Carlo poco dopo mrì di dolore, lasciato un figlio prigioniero, ed il regno in confusione ed anarchia: e se mio frate mio fratello Roberto questo antivedesse da tale esempio prendesse tiorma I avara poverla di Catalogna gia fuggiria Roberto mentre fu in ostaggio in Catalogna conobbe molti signori di que’ luoghi, e li condusse seco ed innalzò a cariche eminenti Essi, come stranieri ed affamati, divoravano insieme col loro protettore le viscere dei miseri popoli. Interrogato l’Africano minore dal senato quale fra il povero e 1’ avaro dovesse mandarsi a governar una provincia, rispose, l’uno e l’altro, perchè uno non ha nulla, ed !! all’altro niente basta perche non gli offendesse perchè la rapacità di quegl’impiegati non opprimesse gli stessi catalani che vèramenteprovveder bisogna per lui, o per altri imperocchè alla Catalogna abbisogna un re, od altro governante capace e giusto si che a sua barca carcata piu di carco non sipogna affinchè al male, che è or sommo, non si aggiunga altro male. Il nocchiero capace, sovrastando burrasca, alleggerisce la nave per condurla a salvezza, la sua natura che di larga discese parca la natura di Roberto, che da liberale divenne avara avria mestier di tal milizia che non curasse di metter in arca avrebbe mestieri di ministri che non fossero