Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/209

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canto

E. 199

U’senza risalir nessun discende, 87 Qual ti rle.gasse il viii della sua fiala Per la tua sete, in libertà non fora, Se non come acqua che al mar non si cala. 90 Tu vuoi saper di qual piante s’ infiora Questa ghirlanda, che intorno vagheggia La bella donna che al Ciel l’avvalora. 93 lo fui degli agni della santa greggia, Che Domenico mena per cammino, U’ben s’impingua, se non si vaneggia. 96 Questi, che m’è a desira più vicino, Frate e maestro fummi; ed esso Alberto. É di Cologna, e io Thomas d’Aquuno. 99 Se tu di tutti gli altri esser vuoi certo, Di retro al mio parlar ten vien col viso, Girando su per lo beato serio. t0 Quell’altro fiammeggiare esce del riso Di Grazian, che l’uno e l’altro Foro Aiutò si, che piace in Paradiso. l0 L’altro, che appresso adorna il nostro coro, Quel Pietro fu, che con la poverella Offerse a santa Chiesa il suo tesoro. 108 La quinta luce, ch’è tra noi più bella, Spira ditale amor, che tutto il mondo Laggiù ne gola di saper novella. 111 Entro v’ è 1’ alta mente u’ sì profondo Saver fu messo, che se il vero è vero, A veder tanto non surse il secondo. 114 Appresso vedi il lume di quel cero, Che giù in carne più addentro vidi 13’angelica natura e il ministero. 117