Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/225

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canto

XI. 21

Che cominciò a far sentir la terra Della sua gran virtude alcun conforto; Chè per tal donna giovinetto in guerra Del padre corse, a cui, come alla morte, La porta del piacer nessun disserra: 60 E dinanzi alla sua spirital corte, Ei coram pafre le si fece unito, Poscia di dì in dì 1’ amò più forte. 63 Questa, privata del primo marito, Mille e cento anni e più dispetta e scura Fino a costui si stette senza invito: 66 Nè valse udir che la trovò sicura Con Amiclate al suon della sua voce Colui che a lutto il mondo fe’ paura: 69 Nè valse esser costante, nè feroce, Sì che, dove Maria rimase giuso, Ella con Cristo salse in su la Croce. 72 Ma perch’ io non proceda troppo chiuso, Francesco e Povertà per questi amanti Prendi oramai nel mio parlar diffuso. 7ì La br concordia e i br lieti sembianti Amore e meraviglia e dolce sguardo Facean esser cagion dei pensier santi, 78 Tanto che il venerabile Bernardo Si scalzò prima, e dietro a tanta pace Corse, e correndo gli parve esser tardo. 81 O ignota ricchezza, o ben verace! Scalzasi Egidio e scalzasi Silvestro Dietro allo sposo; sì la sposa piace. 8 Indi seii va quel padre, e quel maestro Con la sua donna, e con quella famiglia,