Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/227

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canto

XI. 217

Pensa oramai qual fu colui, che degno Collega fu a mantener la barca Di Pietro in alto mar per dritto segno: 12O E questi fu il nostro Patriarca; Perchè qua! segue lui come ei comanda, Discerner puoi che buona merce carca. I23 Ma il suo peculio di nuova vivanda É fatto ghiotto sì, ch’esser nonpuote, Che per diversi salti non si spanda: 126 E quanto le sue pecore rimote, E vagabonde più da esso vanno, Più tornano all’ ovil di latte vote. 129 Ben son di quelle, che temono il danno, E stringonsi al pastor; ma son sì poche, Che le cappe fornisce poco panno. 152 Or, se le mie parole non SOl) fioche, Se la tua aud lenza è stata attenta, Se ciò che ho detto alla mente rivoche, 15!S In parte fla la tua voglia contenta; Perchè vedrai la pianta onde si scheggia, E vedrà il correggier che s’argomenta 1]’ ben s’ impingua, se non si vaneggia. 139 COMMENTO DI BENVENUTO Si divide il canto in quattro parti. Nella prima, il Poeta sgrida che gli uomini si occupino soltanto di cose, le quali allontanano dalla vera felicità. Nella seconda, si sciolgono alcuni dubbi di Dante. Nella terza, san Tommaso racconta a Dante la vita di san Francesco. Nella quarta, vita de’ Domenicani moderni. O insensata cura di mortali o insana ed irragionevole