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paradiso

Percliè la voglia mia sana contenta D’intender qua! fortuna mi s’appressa; Chè saetta previsa vien più lenta. 27 Così diss’ io a quella luce stessa, Che pria in’avea parlato, e, come volle Beatrice, fu la mia voglia confessa. 30 Nè per ambage, in che la gente folle Già s’invescava pria che fosse anciso L’ Agnel di Dio che le peccata tolte, Ma per chiare parole, e con preciso Latin rispose quell’ amor paterno, Chiuso e parvente del suo proprio riso: La contingenza, che fuor del quaderno Della vostra materia non si stende, Tutta è dipinta nei cospetto eterno: 39 Necessità però quindi non prende, Se non come dal viso in che si specchia Nave che per corrente giù discende. 42 Da indi, sì come viene a orecchia Dolce armonia da organo, mi viene A vista il tempo che ti s’ apparecchia. 45 Qual si partì Ippolito d’Atene Per la spietata e perfida noverca, Tal di Fiorenza partir ti conviene. Questo si vuole, e questo già si cerca, E tosto verrà fatto a chi ciò pensa Là dove Cristo tutto dì si merca. 51 La colpa seguirà la parte offensa In grido, come suoi; ma la vendetta f’ia testimonio al ver che la dispensa. Tu lascerai ogni cosa diletta