Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/324

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paradiso

Non ne potran tener le lingue mute. 87 A lui t’aspetta e a’ suoi benefici: Per lui fia trasmutata molta gente, Cambiando condizion ricchi e mendici: 90 E porterai scritto nella mente Di lui, ma noi dirai: e disse cose incredibili a quei che fia presente. 93 Poi giunse: figlio, queste son le chiose Di quel che ti fu detto: ecco le insidie, Che dietro a pochi giri son nascose. 96 Non vo’ però che a’ tuoi vicini invidie, Poscia che s’infutura la tua vita Via più là che il punir di br perfidie. 99 Poi che tacendo si mostrò spedita L’anima santa di metter la trama in quella tela ch’io le porsi ordita, 102 io cominciai, come colui che brama, Dubitando, consiglio da persona Che vede, e vuoI diriltamente e ama: 105 Ben veggio, padre mio, sì come sprona Lo tempo verso me per colpo darmi Tal, ch’è più grave a chi più s’abbandona: 108 Perchè di provedenza è buon ch’io m’armi, Sì che, se loco m’è tolto più caro, io non perdessi gli altri per miei carmi. III Giù per lo mondo senza fine amaro, E per lo monte, del cui bel cacume Gli occhi della mia Donna mi levaro, I 14 E poscia per lo Ciel di lume in lume Ho io appreso quel che, s’io ridico, A molti fia sapor di forte agrume: 117