Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/401

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canto

XXII. 9I

Dal nascer della quercia al far la gliiaiida. 87 Pier cominciò senz’ oro e senza argento, E io con orazione e con digiuno, E Francesco umilmente il suo convento. 90 E, se guardi al principio di ciascuno, Poscia riguardi là dov’è Lrascorso, Tu vederai del bianco fatto bruno. Veramente Giordan volto retrorso Più fu e il mar fuggir, quando Dio volse, Mirabile a veder, che qui il soccorso. Così mi disse, ed indi si ricolse AI suo collegio, e il collegio si strinse: Poi come turbo in su tutto si accolse. 99 La dolce donna dietro a br mi pinse Con un sol cenno su per quella scala, Sì sua virlù la mia natura vinse. l0’2 Nè mai quaggiù, dove si monta e cala, Naturalmente fu sì ratto moto, Che agguagliar si potesse alla mia ala. l0! S’io torni mai, Lettore, a quei devoto Trionfo, per Io quale io piango spesso Le mie peccata, e il petto mi percuoto; 108 Tu non avresti in tanto tratto e messo Nel foco il dito, in quanto io vidi il segno Che segue il Tauro, e fui dentro da esso. I Il O gloriose stelle, o lume pregno Di gran virtù, dal quale io riconosco Tutto qual che si sia, il mio ingegno. 1 14. Con voi nasceva, e si ascondeva vosco Quegli ch’ è padre d’ ogni morlal vita, Quand’io sentii da prima l’aer Tosco: 117