Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/158

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   148 p u r g a t o r i o

100Ottachero ebbe nome, e ne le fasce
     Fu mellio assai che Vinceslaio suo fillio
     Barbuto, cui lussuria et ozio pasce.
103E quel Nasetto, che stretto a consillio1
     Par con colui che à sì benigno aspetto,
     Morì fuggendo e disfiorando il gillio:
106Guardatelo, com’ ei si batte il petto.
     L’altro vedete che à fatto a la guancia
     De la sua palma, sospirando, letto.
109Padre e socero fu del mal di Francia:2
     Sanno la vita sua viziata e lorda,
     E quinde viene il duol che sì li lancia.
112Quel che par sì membruto, e che s’accorda
     Cantando con colui del maschio naso,
     D’ ogni valor portò cinta la corda.
115E se re di po’ lui fusse rimaso
     Lo giovinetto che dietro a lui sede,
     Ben andava il valor di vaso in vaso;
118Che non si può dir sì dell’altre erede.
     Iacopo e Federico ànno i reami;
     Ma il retaggio millior nessun possede.
121Rade volte risurge per li rami
     L’umana probità; e questo vuole
     Quei che la dà, perchè da lui si brami.3
124Anco al Nasuto van le mie parole,
     Non men che all’altro Pier, che con lui canta,
     Unde Pullia e Provenza già si dole.
127Tanto è del seme suo minor la pianta,4
     Quanto più che Beatrice e Margarita,
     Gostanza di marito ancor si vanta.

  1. v. 103. C. A. Nasuto,
  2. v. 109. C. M. e C. A. socero son del mal
  3. v. 123. C. A. da lui si chiami.
  4. v. 127. C. A. miglior la pianta,