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158 | p u r g a t o r i o vii. | [v. 61-69] |
la grazia di Dio, sensa la quale ella diventa cieca et inabile a montare all’altezza de la penitenzia.
C. VII — v. 61-69. In questi tre ternari lo nostro autore finge
che Virgilio dimandasse a Sordello che ’l menasse, ove l’avea preditto di menarlo, dicendo: Allora; cioè quando Sordello ebbe ditto le
preditte cose, il mio Signor 1 quasi ammirando; cioè meravilliandosi
di quel che detto avea Sordello: finge l’autore che Virgilio si meravilli, per mostrare che la ragione umana, intesa per Virgilio, si
meravillia, quasi che il peccato faccia l’omo così inabile al montare; ma non a lo scendere, o a lo stare in uno medesimo grado et in
quello errare. Menane dunque, disse; a Sordello, là ove dici; tu,
Sordello, Che aver si può diletto dimorando; cioè stando e non montando lo monte si può avere alcuno diletto; e così si misseno in
via, unde dice: Poco allungati c’eravam di lici; cioè del luogo dove
prima eravamo in via; unde dice l’autore: Quando; cioè io Dante,
m’accorsi che il monte era scemo; cioè avea concavità e valle, sicché
non girava tondo; e però dice: A guisa che i vallon si sceman quici; cioè nel mondo. Questa finzione è conveniente; secondo la
lettera: imperò che li monti ànno nel mondo tutti valle; ma allegoricamente intese di quelli che sono nel mondo in stato di penitenzia, che non montando descendeno: imperò che perdeno quel
tempo che stanno sensa montare a la virtù più alta; e così vanno a
stare ne la valle, che significa descenso. Colà, disse quell’ombra;
cioè Sordello, dimostrando la valle, n’anderemo; cioè noi tre, Dove la costa; del monte, face di sè grembo; cioè fa valle, E là il nuovo giorno attenderemo; cioè aspetteremo lo di’ di dimane; cioè, allegoricamente, lo nuovo avvenimento de la grazia illuminante: imperò
che, se Iddio continuamente non illuminasse le nostre menti co la
sua grazia, noi erreremmo 2 sempre.
Tra erto e pian era un ec. Questa è la seconda lezione del
canto settimo, ne la quale descrive lo luogo dove li menò Sordello:
e finge come quive trovasse quella brigata di negligenti, che erano
stati occupati de le signorie mondane, e contane assai. Dividesi la
lezione in sei parti: imperò che prima l’autore descrive la via e lo
luogo molto dilettevile, dove erano li signori stati negligenti a la
penitenzia per l’occupazione de le signorie; ne la seconda finge che
Sordello, d’uno balso alto sopra la valle, mostra loro li signori che
erano nella valla, e prima lo imperadore Rodolfo, quive: Prima che il poco Sole ec.; ne la terza finge che mostri loro alquanti, che funno
regi nel mondo, quive: L’altro, che nella vista ec.; ne la quarta,
come Sordello mostra loro alcuni dei re di Ragona, quive: Quel che