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278 | p u r g a t o r i o xii. | [v. 34-37] |
da lui in quanto elli l’adopera: imperò che la virtù di Dio in se è eterna et è ab eterno, come è Elli. Pognano tre filliuoli esser stati con lui, quando si vendicò dei Giganti; cioè Apolline che significa la volontà iusta di Dio, la quale alcuna volta premia, et alcuna volta punisce, e però fingeno Apolline supero et infero, sicché allora fu infero: però che li piacque d’usare la iustizia punitiva; e Pallade che significa la sapienzia, e però si finge del cerebro di Giove nata: imperò che alli uomini sta nel capo e nel cerebro; e Marte che significa la potenzia e la forza di Dio, e però si dice iddio delle battallie: imperò che la potenzia e la forsa vince ne le battallie, volendo significare che Iddio ogni cosa fa con iustizia, sapienzia e potenzia: imperò ch’Elli sa, puote e vuole sempre quello che è iusto. E questo finge l’autore: imperò che li peccatori, che sono tornati a penetenzia del peccato de la superbia, pensando ne la mente loro quanto ella dispiace a Dio, pensano singularmente le grandi iustizie che Iddio n’à fatto, mentre che stanno nel mondo; e convenientemente anco possiamo pensare che facciano l’anime del purgatorio, e però che l’abbiano scolpite ne lo spasso, e che le scalchino coi piedi, non quanto a la iustizia punitiva del peccato; ma quanto a la viltà del peccato et al dispiacere che ànno di tal peccato.
C. XII — v. 34-37. In questo ternario lo nostro autore fìnge come vidde scolpita una istoria de la Bibbia; cioè di Nembrot che fece la torre di Babele, come si contiene nel primo libro de la Bibbia che si chiama Genesis, cap. xi. Noè ebbe tre fìlliuoli; cioè, Cam, Sen et Iafet. Nembrot fu de’ descendenti di Cam, et ebbe signoria sopra loro; Iepram fu de’ descendenti di Sen e regnò sopra loro; Sufene fu dei filliuoli e descendenti di Iafet e regnò sopra loro. Questi 3 signori; cioè Nembrot, Iepram e Sufene si convenneno nel campo di Sennear, e ragionando del diluvio che era stato al tempo de l’antiquo loro; cioè Noè, volendo remediare che se altra volta venisse non noiasse loro, benché questo non dice la Bibbia; ma dice che ’l fenno, per onorare lo nome loro innanti che si dividisseno sopra la terra, dicendo di fare una città et una torre che andasse infino al Cielo, consilliò Nembrot che facesseno la città et una torre più alta che non fu l’acqua del diluvio, con giri intorno che s’empiesseno di terra, sicché si potesse seminare per avere da vivere, e così deliberonno et incomincionno la ditta torre, e funno a l’edificazione di ciascuno popolo di questi 3 signori venti quattro mila sette cento omini. Et incominciata la torre et edificatone grande parte, quando piacque a Dio funno diversificate le loro lingue, sicché l’uno non intendea l’altro, e trovòsi 1 allora diversificato lo par-
- ↑ Trovòsi: si trovò, non raddoppiata la particella pronominale, come oggi si costuma. Vedi - Domandolo pag, 259 di questo medesimo Tomo. E.