Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/35

Da Wikisource.
   [v. 85-99] c o m m e n t o 25

gno; ma a tutti è bisogno forte resistenzia, mentre che si vive: ma poi no; imperò che chi è fuor di questa vita non à più di vizio battallie, sì che nolli fa bisogno forte resistenzia. E ben dice l’autore che finge, che Catone dicesse: quando me n’ usci’ fuora: imperò ch’elli medesimo si separò l’anima dal corpo; e quanto a la lettera anco questa sentenzia è notabile; cioè che l’amore onesto matrimoniale, che fu tra Catone e Marzia, lo mosse a fare sempre quelle grazie che ella li addimandò, che non funno se non oneste; ch’ella era sì onesta che non arebbe dimandato cosa che non fusse stata onesta; ma di po’ la morte non è più questo amore: imperò che è soluto, e non s’ama da’ beati, se non per vera carità, quelli che sono beati, e non li dannati; e però seguita: Ma se donna del Ciel; cioè Beatrice, la grazia cooperante e consumante, muoveti e regge; cioè te Virgilio, cioè la ragione pratica et inferiore, Come tu dì: imperò che così avea detto Virgilio di sopra, non c’è mestier lusinghe, quasi dica: Non è mistieri che tu mi lusinghi per Marzia, che per lei non mi movrei, che è dei dannati; ma per li celestiali sì, ai quali per vera carità sono disposto a compiacere: Bastiti ben, che per lei mi richegge; cioè basta, ch’io sappia lo volere de li celestiali, ai quali sono disposto ad obedire e piacere. Va dunque; ora insegna quello che Virgilio dè fare a Dante, inanti che lo meni a la montata del purgatorio; cioè che vada a la marina, e pillii uno giunco di quelli che vi sono, e cinga Dante, e lavili lo volto co la rugiada, sì che l’abbia netto; e questo dice in figura, come si sporrà di sotto. Va dunque; tu, Virgilio, e fa che tu; Virgilio, costui; cioè Dante, recinghe; cioè una altra volta cinghi: chè Dante era cinto; ma ora anco lo dovea cingere, D’un giunco schietto; e che non vi sia altro, e che li lavi il viso; cioè lo volto, Sì che ogni sucidume quindi stinghe; cioè sì che ne mandi ogni sucidume. Ora assegna la cagione di questo lavamento: Chè non si converria l’occhio sorpriso; cioè abballiato et 1 offuscato, D’alcuna nebbia; come erano quelle ch’avea veduto e sostenuto ne l’inferno, andar dinanzi al primo Ministro; cioè al primo angiulo, ch’è di quei di Paradiso. Per questo dà ad intendere allegoricamente che chi vuole nel mondo intrare ne la penitenzia, conviene esser sopra cinto d’alcuno grado d’umilitade, secondo la condizione dell’omo: imperò che altro grado si conviene ad uno, et altro ad un altro. E così si dè eleggere lo grado conveniente a la condizione del peccatore, quando vuole intrare ne lo stato de la penitenzia, ne la quale s’entra con grado d’umiltade che è significata per lo giunco: imperò che come lo giunco è fondato in natura 2 per suo nutricamento, senza fronde e senza fiori; così l’omo

  1. C. M. o offuscato,
  2. C. M. fondato in terra per suo nutricamento,