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p u r g a t o r i o xvi. |
[v. 64-84] |
vera; cioè che le influenzie celesti muoveno: ma non necessitano
adiunge la vera sentenzia de’ Teologi, dicendo: A maggior forza; che quella de le influenzie dei cieli, et a millior natura; che quella
dei celi 1; cioè a la forza e natura di Dio. la cui forza ogni cosa vince e la sua natura avanza ogni altra natura, Liberi soggiacete; voi
omini; cioè siete sottoposti a Dio, e niente di meno siete liberi, imperò che in tanto è l’omo libero, in quanto à possibilità d’operare
secondo la ragione; et intanto l’omo opera secondo la ragione, in
quanto si sottomette a Dio: dunqua in tanto è l’omo libero, in quanto
serve Iddio, e quella; cioè forza e natura divina, cria La mente; cioè l’anima ragionevile et intellettiva, in voi; omini, che ’l Ciel; la qual mente lo cielo, 'ì'non à in sua cura; cioè non è sotto posta la
mente umana ai movimenti dei celi. Però, se il mondo presente:
cioè li omini, che sono al presente nel mondo, disvia; cioè esceno
fuor de la via et abbandonano le virtù, In voi è la cagione; cioè in
voi omini, in voi; cioè omini, si cheggia; cioè si cerchi, e non ne’
movimenti dei cieli, Et io; cioè Marco, te ne serò or vera spia; cioè
sarò a te Dante vero trovatore de la ragione, che questo mostra e
prova; cioè che la cagione è in voi, e non in 2 ne’ celi, che le virtù
siano abbandonate: imperò ch’io mostrerò ch’è la cagione che li
omini sono diventati viziosi, e per consequente perchè ànno abbandonato le virtù: imperò che quive, dov’è lo vizio, non può esser la
virtù, perchè le cose contrarie non possano insieme essere in uno
subietto. E qui finisce la prima lezione, benché non sia finita la
determinazione de la dubitazione, la quale si finirà ne la seguente
lezione del canto xvi.
Esce di mano ec. Questa è la seconda lezione del canto xvi, ne
la quale l’autore finge che Marco compie di dichiarare, secondo la
vera sentenzia de’ Teologi, lo dubbio duplicato mosso da Dante et incominciato a dichiarare da Marco ne la precedente lezione; e come
l’insegnò la via da montare al iv balso. E dividesi questa lezione in
6 parti, perchè prima finge che Marco dichiari la produzione dell’anima umana da Dio in simplicità, e come s’inganna per questi
falsi beni; ne la seconda, come a rimedio contra lo inganno di sì
fatti beni mondani funno fatte le leggi, e perchè li signori non le
fanno osservare, la gente è diventata corrotta, quive: Le leggi son ec.; ne la terza specificatamente dichiara come la discordia del
papa e de lo imperadore è la cagione del mondo corrotto, quive:
Soleva Roma ec.; ne la quarta dimostra per effetto come lo papa, per
occupare lo temporale e lo spirituale, è cagione del guastamento del
mondo, quive: In sul paese ec.; ne la quinta finge l’autore ch’ elli
- ↑ C. M. cieli;
- ↑ In qui è un accorciamento dell’ intus de’ Latini. E.