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Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/426

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136E quella, che l’affanno non sofferse
     Fino a la fine col filliuol d’Anchise,
     Sè stessa a vita senza gloria offerse.
139Poi che furon da noi tanto divise1
     Quell’ombre, che veder più non potersi,
     Nuovo pensier dentro da me si mise,
142Del qual più altri nacquero e diversi;
     E tanto d’uno in altro vaneggiai,
     Che li occhi per vaghezza ricopersi,
145E ’l pensamento in sogno tramutai.

  1. v. 139. C. A. Poi quando fur da noi

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C O M M E N T O


Posto avea fine ec. Questo canto xviii contiene dichiaragione dell’amore detto di sopra, e la purgazione del peccato dell’accidia; e però lo nostro autore fa in esso principalmente due cose: imperò che prima pone la dichiaragione dell’amore toccato nel precedente canto intorno ai dubbi che muove l’autore; ne la seconda l’autore pone la purgazione del peccato de l’accidia, e come uditte d’alquante di quelle anime di loro condizione, e come intrò in diversi pensieri tanto che s’addormentò, et incomincia la seconda quive: La Luna quasi a terza ec. La prima parte, che serà la prima lezione, si divide in parti cinque: imperò che prima l’autore finge come, finito Virgilio lo suo parlare, Dante li mosse uno dubbio: ne la seconda finge che Virgilio li dichiari lo dubbio mosso, et incomincia quive: Drizza ver me, ec.; ne la tersa parte finge l’autore come mosse anco un altro dubbio a Virgilio che nacque de la dichiaragione del sopra ditto, e come Virgilio in generale manifesta la condizione del dubbio, quive: Le tuoe parole ec.1; ne la quarta finge come Virgilio diede la dichiaragione speciale a ditto dubbio, quine: Ogni forma sustanzial, ec.; ne la quinta finge come Virgilio sopra la ditta dichiaragione adiunse una corollaria conclusione, quive: Color che ragionando ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere lo testo co la litterale et allegorica, o vero morale esposizione.

  1. Le tuoe parole — ad — Ogni — è sostituzione dal Cod. Magliabechiano. E.