Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/461

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si purga lo peccato de la avarizia, dicendo così: Quale il falcon; cioè quale si fa lo falcone, che prima ai piè si mira: quale sia la cagione, che lo falcone si miri ai piedi, si può imaginare che sia per vedere s’elli li à impacciati o espediti, Inde si volge al grido; che fa lo falconieri, e si protende; cioè si stende tutto, et assegna la cagione: Per lo disio del pasto che lo tira; quando vede girare quella ala fabricata di penne al falconieri, Tal mi fec’io; cioè Dante, quale il falcone: imperò che prima mirai li miei piedi; cioè la mia affezione, come diritta e volontarosa era fatta a seguire ne la penitenzia; e poi mi volsi al grido di Dio, che sempre ci chiama co la dottrina evangelica et apostolica e continuamente si predica, e discesi1 la mia volontà per lo desiderio del cibo spirituale, e tal, quanto si fende La roccia; cioè de la parete del monte; cioè la pietra apre, unde si monta suso; e però dice: per dar via a chi va suso; cioè a l’anime che montano al quinto giro, N’andai io; Dante, infin ove ’l cerchiar si prende; cioè s’incomincia a girare lo monte del quinto balso; cioè con sì fatta volontà pronta. Com’io; cioè Dante, nel quinto giro fui dischiuso; cioè fui aperto e manifesto, Viddi gente per esso che piangea; ecco che descrive la pena, con che si purga l’avarizia, Giacendo a terra tutta volta in giuso; cioè giaceano tutti boccone e piangeano. Questo è conveniente a l’avaro, che è stato amatore de la terra e de’ beni de la terra più, che non se2 convenuto; che ricognoscendo l’errore suo e lo peccato suo, ragguardi la terra de la quale è stato troppo vago, e pianga del suo errore. Adhaesit pavimento anima mea; questo è uno verso del Salterio, lo quale significa: L’anima mia s’è accostata a la pianura de la terra: imperò che ’l pavimento è vocabulo in Grammatica, che significa lastrato3 et anco la paura; ma in questo luogo viene più a proposito per lastrato4: imperò che, fingendo che l’anime dicano questo verso, è mostrare che ricognoscano lo loro errore e peccato; cioè che si sono troppo accostate ai beni de la terra; e però dice: Senti’ dir loro; cioè io Dante, con sì alti sospiri; ecco che ben dimostra che ’l dolore fusse equivalente a la colpa, Che la parola a pena s’intendea; da noi: sì la proferiano con sospiri e con dolori. E qui finisce la prima lezione del canto xix, et incomincia la secunda.

O eletti da Dio ec. In questa seconda lezione del canto xix lo nostro autore finge come elli ebbe parlamento con alcuna di quelle anime, da la quale ebbe informagione de la sua condizione, e del peccato che qui ve si purga, e de la convenienzia de la pena. E dividesi questa lezione in parti sei: imperò che prima finge che Virgilio

  1. Il Magl. sembra che dica — distesi la mia volontà. E.
  2. Se; è, voce regolare dall’infinito sere, donde viene pure se’, semo, serò ec. E.
  3. C. M. lastraco et anco
  4. C. M. per lastraco: