Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/477

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et adiunge l’autore una esecrazione a l’avarizia, dicendo: Maladetta sii tu, antica lupa; ecco che maladisce l’avarizia, la quale chiama lupa, per osservare la fizione posta da lui nel primo canto de la prima cantica, quando disse: Et una lupa che di tutte brame Mostrava carca ec.; e dice antica: imperò che questo peccato incominciò nel mondo in fin da Cain filliuolo d’Adamo che, secondo lo maestro de le storie scolastice1, fu trovatore de’ pesi e de le misure, Che più che tutte l’altre bestie ài preda; cioè tu ài più obietti che non ànno li altri vizi e peccati figurati per animali, come la superbia per lo leone, e la lussuria per la lonza, e così delli altri: imperò che niuno peccato si stende a tante cose, quanto l’avarizia: imperò che la superbia solamente ad eccellenzia e grandezza, la lussuria a saziare li appetiti carnali, e così delli altri; ma l’avarizia si stende a tutti beni mondani che sono grandi, come è la terra, come sono li metalli, sicchè bene à maggior preda che li altri peccati figurati per le bestie, Per la tua fame; cioè per la tua cupidità, senza fine cupa; cioè cava sensa fondo: imperò che mai non si sazia et ad ogni cosa si stende, come mostrato è ne la prima cantica dove si tratta d’essa; e tutti li più omini per lo bisogno, che ànno dei beni2 mondani, cadeno in essa, desiderandoli immoderatamente. E perchè questa fame è insaziabile, però si cercano più cose per saziarla, e non se ne trovano però tante ch’ella si sazi, e però ben dice che la fame insaziabile sia cagione de l’abbondanzia de la preda. E per questo entra l’autore in una esclamazione inverso ’l cielo, ne la quale si manifesta quello ch’elli intese per lo veltro nel canto primo de la prima cantica, quando disse: infin che il veltro Verrà, che la farà morir con doglia. Questi non ciberà terra, nè peltro; Ma sapienzia, amore e virtute, E sua nazion sarà tra feltro e feltro. Ecco che ora dichiara chi è questo veltro; cioè influenzia celeste, e feltro intese per lo cielo, e però disse: O ciel; ecco che dirissa lo suo parlare al cielo, nel cui girar par che si creda Le condizion di qua giù; cioè del mondo, trasmutarsi; cioè mutarsi d’una in un’altra, e di contraria in contraria, secondo li Matematici; ma secondo li Teologi, secondo la volontà di Dio si mutano le cose mondane; e questo si può recare a concordanzia: imperò che se i cieli sono cagioni del mutamento de le cose del mondo co le loro influenzie, che danno secondo le suoe revoluzioni, et Iddio è prima cagione dei movimenti dei cieli, dunque Iddio è cagione d’ogni nostro mutamento, secondo che dice s. Augustino: Voluntas Dei est prima, et summa causa omnium corporalium et spiritualium motionum: nihil enim ec. — Quando

  1. Scolastice; fognata l’h al modo che s’incontra ne’ Classici nostrali. E.
  2. C. M. dei beni temporali e mondani,