Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/485

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quale fece peggio che tutti li altri, dicendo: Tempo vegg’io; io Ugo, ancoi; cioè ancora; e parla in questa forma, che questo che dirà ora non era anco stato, quando l’autore finge ch’avesse questa fantasia; e però finge ch’elli lo dica inanti: imperò che l’autore ebbe questa fantasia nel 1300 del mese di marso, e questo fu poi a mesi parecchi, non molto di po’1 ancoi; cioè a questo tempo del 1300, Che; cioè lo quale tempo, tragge un altro Carlo fuor di Francia; cioè Carlo sensa terra, ditto così perchè nessuno titulo avea, nè niuna signoria: questi fu filliuolo del re Loisi preditto, lo quale ebbe due filliuoli, Filippo primogenito, e Carlo; e perchè lo primogenito succede nel regno, succedè Filippo; e Carlo venne in Toscana solo, e con inganni e tradimenti si fece co li guelfi di Toscana, et in Fiorensa seminò grande divisione e fece cacciare li Cerchi e li altri casati ghibellini di Fiorensa, e con pogo onore e con nessuno acquisto tornò in Francia; e però dice: Per far cognoscer mellio sè e i suoi: imperò che per le suoe viziate opere fece cognoscere sè vizioso, e quelli de la casa sua mellio che non avea fatto l’altro Carlo suo zio, conte di Provensa e re di Pullia e di Sicilia. Senz’arme: imperò che non menò seco gente d’arme, n’esce solo; cioè di Francia: imperò che esercito non venne con lui; non è da credere che qualche compagnia non avesse, e co la lancia; cioè esce di Francia, Co la qual; cioè lancia, giostrò Giuda; cioè Giuda Scariot, lo quale traditte lo nostro Signore Gesù Cristo, suo maestro; e però vuole significare che ’l ditto Carlo fu traditore et ingannatore, e quella; cioè lancia, ponta; cioè poggia, ; cioè per sì fatto modo, che a Fiorenza fa scoppiar la pancia: imperò che la reca in divisione. Quindi; cioè di Toscana e di Fiorensa, non Guadagnerà terra: imperò che niente acquistò, però finge l’autore che Ugo predìca così, ma peccato et onta; cioè vergogna guadagnerà co le sue perfide opere, per sè; dice: imperò che ’l peccato e la vergogna tornerà sopra lui, tanto più grave; cioè che non sarebbe, Quanto più lieve simil danno conta; cioè tanto è più grave lo peccato e la vergogna, quanto meno se ne cura: imperò che mostra che sia ostinato e stolto, e questo li è maggior vergogna e maggior peccato. E qui finisce la prima lezione del canto xx. Seguita la secunda.

L’altro, che già uscì ec. Questa è la secunda lezione del canto xx, ne la quale l’autore finge che lo spirito ditto di sopra continui ancora lo suo parlamento, e come sentitte un grande tremuoto2 con un grande canto, e come ebbe desiderio di sapere la cagione dei ditti accidenti. E dividesi questa lezione in 5 parti, perchè prima finge come Ugo preditto, continuando lo suo parlare, predìca an-

  1. C. M. di po’; a quello dell’altro Carlo, Che
  2. C. M. terremuoto