46Quanti risurgeran coi crini scemi
Per ignoranza, che di questa pecca
Tollie il penter vivendo ne li estremi!1
49E sappi che la colpa, che rimbecca
Per dritta opposizion alcun peccato,
Com esso insieme qui suo verde secca.
52Però, s’io son tra quella gente stato,
Che piange l’avarizia, per purgarmi,
Per lo contrario suo m’è incontrato.
55Or quando tu cantasti le crude armi
De la doppia tristizia di Giocasta,
Disse ’l Cantor dei bucolici carmi,
58Per quel che Clio con teco lì tasta,2
Non par che ti facesse ancor fedele
La fede, senza qual ben far non basta.
61Se così è, qual Sole e quai candele
Ti stenebraron sì, che tu drizzasti
Poscia di rieto al Pescator le vele?
64Et elli a lui: Tu prima m’inviasti
Verso Parnaso a ber ne le sue grotte,
E prima appresso Iddio m’alluminasti.
67Facesti come quei che va di notte,
Che porta ’l lume dietro, e a sè non giova;3
Ma di po’ sè fa le persone dotte,4
70Quando dicesti: Secol si rinova;
Torna giustizia, e primo tempo umano,
E progenie descende dal Ciel nova.5
73Per te poeta fui, per te cristiano;
Ma perchè veggi me’ ciò ch’io disegno,
A colorare stenderò la mano.6
- ↑ v. 48. C. A. negli stremi!
- ↑ v.58. C. A. che li creò teco le
- ↑ v. 68. C. A. retro, e se non — C. M. e sè non
- ↑ v. 69. C. A. dopo sè
- ↑ v. 72. C. A. scende da
- ↑ v. 75. C. A. A colorar distenderò