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Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/66

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56 p u r g a t o r i o

100Così il Maestro; e quella gente degna:
     Tornate, disse, entrate inanzi dunque,
     Coi dossi de le man facendo insegna.
103Et un di lor incominciò: Chiunque
     Tu se’, così andando volge il viso;
     Pon mente, se di là mi vedesti unque.
106Io mi volsi ver lui, e guardail fiso:
     Biondo era e bello, e di gentile aspetto;
     Ma l’un dei cilli un colpo avea diviso.
109Quand’io mi fui umilmente disdetto
     D’averlo visto mai, ei disse: Or vedi;
     E mostrommi una piaga a sommo il petto.
112Poi sorridendo disse: Io son Manfredi
     Nipote di Gostanza imperatrice;
     Und’io ti prego che, quando tu riedi,
115Vadi a mia fillia bella, genitrice
     Dell’onor di Cicilia e di Ragona,1
     E dichi a lei il ver, s’altro si dice.
118Poscia ch’io ebbi rotta la persona
     Di du’ punte mortali, io mi rendei
     Piangendo a Quei che volontier perdona.
121Orribil furon li peccati miei;
     Ma la Bontà infinita à sì gran braccia,2
     Che prende ciò che si rivolge a lei.
124Se il Pastor di Cosenza, che a la caccia
     Di me fu messo per Clemente, allora
     Avesse in Dio ben letta questa faccia,
127L’ossa del corpo mio sariano ancora
     In co del ponte, presso a Benevento,
     Sotto la guardia della grave mora.

  1. v. 116. Ragona, Vive tuttora l’uso di togliere l’a nel principio d’alcune parole. Ragona, Rimino, rena ec. per Aragona, Arimino, arena. E.
  2. v. 122. C. A. Ma la bontà di Dio à