Pagina:Commedia - Purgatorio (Tommaseo).djvu/40

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30 PURGATORIO los : Asl alios longe submotos arcet arena (l), e siccome le anime già purgale, perché ritornino, secondo la dottrina pittagorica, a nuova vita nel mondo, Deus evocat agmine magno (2). Anco nelle tradizioni del popolo bretone gli angeli compiono tale uffizio.

In un canto del popolo slavo: Crebbe un albero nel mezzo del pa- radiso , un gentile alloro: gentile fruttò; aurei rami mise; la foglia è a lui argentea ; sott'esso un santo letto di tutti fieri conserto, il piii, di ba'iilìco, e di vermiglia rosa. Ivi riposa san Niccolò. Sani' Ella vien.e, e gli dice d'alzarsi: Che andiamo pel monte, che prepariam navi , che voghiamo le anime da questo mondo a quello. Niccolò si scusa con dire che è di di Domenica, e non di lavoro; di da batte- simi e da nozze, e da adornare la persona e pulirla; ma al nuovo invito d'Elia, se ne vanno e fanno le barche, e conducono le anime:

ma tre anime non possono; l'una anima rea l'amico in giudizio chiamò; Valtr'anima rea col vicino ebbe rissa; la terza anima viep- più rea disonorò una fanciulla.

Il Caronte virgiliano Ratem conto subigit vclisque ministrai (3):

qui l'angelo remo non vuol ne altro velo che Vale sue. 11 legnetto ove seggono più di cento spiriti , è leggiero tanto che l'acqua nulla ne inghiotiva, come Nettuno caeri/ieo per sunima levis volat aequora curru (4).

Le anime, nuove del luogo, a' Poeti domandano della via; siccome in Ovidio: Novique, Qua sit iter, Manes, Stygiam quod ducat ad ur- benij Ignorant {o) Egli rincontra un amico, e fa per volerlo abbrac- ciare. Come in Virgilio delle visioni dell'ombre, più volte: Ter co- natus ibi collo dare brachia cir&um : Ter frustra comprensa manus effugit imago. Par levibus ventis , volHCiHque simillima sonino (d). In versi più brevi dice non men bene il medesimo; senonché la bella imagine del sogno in Dante manca. Neil' Inferno non aveva tentalo d'abbracciar ombre ; ma Virgilio, ombra anch'esso, l'aveva portalo in ispalla. Or perchè questa dilTerenza di Virgilio, di Bocca al quale e strappa i capelli, e dell'Argenti ch'ei respinge nel fango, da Casella e dagli altri ? Forse perchè qui, come più pure , le ombre son meno gravale della mole terrena, hanno più sottili apparenze. Matilde però trae Stazio e Dante per l'onda di Lete, e VirgiliQ con Sordcllo s'ab- bracciano. Il Poeta, a quel che pare, fa l'ombre de' non probi ora palpabili, ora no, come Cristo risorto: l'ombre de' dannati, palpabili sempre (7).

Quella era l'anima del cantore Casella. Il Crescimbeni dice aver trovata nella Vaticana una ballata del secolo XIII, il cui titolo è: Lemmo da Pistoia; e Casella diede il suono. Dice il Boccaccio, che Dante sommamente si dilettò in suoni ed in canti nella sua giovinezza, e ciascuno che a que' tempi era ottimo cantore e sonatore, fu suo amico, ed ebbe sua usanza: ed assai cose da questo diletto tirato, compose, le quali di piacevole e ma^strevol nota a questi colali faceva rivestire. L'Ottimo: Fu Casella finissimo cantatore: e già intonò delle parole dell'autore. E qui appunto egli canta la canzone del no- stro Poeta, che abbiamo, e comincia: Amor che nella mente mi ra-

(1) JEn., VI. (5) Met., IV.

(2) ^n., VI. (6) ^n., II, VL (3) Mn., VI. (7) Ma nel VI dell'Inferno : Sopra (4) JEn., V. - DI Camilla [JEn. VII): lor vanità che por persona; che corri- Vcl mare per medium, fluclu siispcìisa sponde all'altro del XXI del Purgato- tHincììti, Ferrei iter, eeleres nec tinge- rio : Di:<mento noslra vantiate Trnt- •el aequore pianta». Purg., XXXI: Scn (andò l'Ombre come cofa mlda.

gioa Sovressn l'acqua, lieve come spola.