Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/124

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GLI ACARNESI 13


PROLOGO

diceopoli

esce di casa, portando un bastone e una grossa bisaccia: guarda
da tutte le parti, e, veduta la Pnice vuota, sospira tristemente, e
siede su una panca: si volge al pubblico.
Quante trafitte a questo cuore! Gioie
n’ebbi poche, assai poche, due o tre;
ma dispiaceri.... Si, conta le arene!
Vediamo un po’: le gioie quali furono?
Lo so, mi rise l’anima, pei cinque
talenti ch’ebbe a vomitar Cleone.
Che gusto matto fu! Ne vado pazzo
pei Cavalieri: fu degna dell’ Diade
quell’ impresa! Ma una da tragedia,
dopo me ne toccò! Stavo aspettando
Eschilo a bocca aperta, e il banditore:
«Teognide, — gridò, — conduci il Coro! »
Pensa che strappo al cuore mio fu quello!
Un altro gusto fu quando Desslteo