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56 | ARISTOFANE |
d’Aspasia. Onde la guerra fra gli Ellèni
principio ebbe da qui: da tre sgualdrine.
Nell’ira balenò Pericle olimpio,
tuonò, sconvolse tutta quanta l’Eliade,
ed emanò decreti-canzonette,
«che né in paese sopportar si deve
«né in piazza il Megarese, né per mare
’ ni per terra». — Ma quando, a poco a poco,
patirono la fame, i Megaresi
si rivolsero a Sparta, onde il decreto —
quello delle bagasce — avesse revoca.
Noi rifiutammo, sordi alle preghiere;
e il fragor degli scudi si levò.
Uno può dir: Non si doveva! — Ebbene,
che si doveva? — Se pirateggiando
uno Spartano avesse a quei di Sèrifo
rubato un cuccio, chi di voi sarebbe
rimasto in casa? Eh via, ci corre! Súbito,
trecento navi trascinate avreste
in mare, e la città sarebbe stata
piena di rumorio d’armi, di strilli,
di trierarchi, di paghe saldate,
di Palladi indorati, di frastuono
nei portici, di sacchi di frumento
distribuito, di corregge, d’agli,
di compratori d’otri, di cipolle
nelle reti, d’ulive, di corone,
d’acciughe, flautiste ed occhi pesti.
E poi, nel porto, apparecchiar di remi,
picchiar di chiodi, trapanio di buchi,