Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) I.djvu/387

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276 ARISTOFANE

Pag. 207, v. 10. - Il mestolo, per rimestar negli affari pubblici; il pestello, per stritolare la città. La seconda immagine trova obiettiva figurazione nelle scene della Pace, in cui Ammazza pesta in un mortaio parecchie diti greche. Pag. 208, v. 9. - Nel testo è uno scherzo intraducibile. Il modo dorico, dorisiI, è mutato in dorodokcsU, come da dorodokcin, lasciarsi corrompere da doni. Pag. 211, v. 5. - Il modo proverbiale greco invitava a mangiare altra cosa. Pag. 212, v. I. - Cfr. nota a pag. 169, v. 9. Pag. 212, v. 5. - Per toglierne le parti che meno gli garbano. Pag. 213, v. 9. - Nulla sappiamo di questo Viceleone, qui ricordato da Popolo. Pag. 214, v. 3. - La gogna: legno con cinque buchi in cui si costringevano la testa, le mani e i piedi del paziente. Pag. 214, v. 5. - Comicissimo è che tra per la paura e la concitazione, il Paflagone parli addirittura in esametri. Pag. 214, v. 10. - Questo verso era della “Pìccola Iliade: lo diceva una fanciulla, esaltando il valore d’Aiace, che aveva sostenuto l’urlo dei Troiani, su quello d’Odisseo, che frattanto portava in salvo il corpo di Achille. Cleone, che compiè l’impresa di Pilo quando essa era materialmente assicurata, sarebbe in certo modo Ulisse; ed il confronto può od ogni modo sembrar troppo lusinghiero. Il verso seguente è, naturalmente, fabbricato dal Salsicciaio. Pag, 214, v. 13. - Era popolare in Grecia un oracolo sui tre Pilo, due dell’ Elide, uno di Messenia. Il Paflagone lo cita per ricordare anche una volta le sue gesta. Pag. 215, v. 4. - Non sappiamo a che fatto s’alluda con queste parole. Pag. 215, v. 8. - Che di solito non veniva sborsata molto regolarmente. Vi si allude anche in séguito. Né pare fossero meglio trattati gli altri soldati. Pag. 215, v. 9. - Rimbeccando il Paflagone, il Salsicciaio gli dice che non tanto è cane quanto volpe; e sulle qualità che si tribuivano a questo animale dagli antichi non occorre lungo discorso. Popolo però, cosi alla prima, confonde, e crede si alluda allo smanceroso lenone Filostrato, soprannominato Canevolpe. Poi fraintende anche la risposta del Salsicciaio,