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I CALABRONI 249



filocleone

siede sull’alta soglia della casa, e si rivolge alla flautista.
Scarabeuccio d’oro, sali qui!
Pigliami in mano questa fune, e stringila...
Piano... fa’ piano, ché la fune è fracida!
Ma stropicciala pur, non se la piglia!
Eh! Che colpo maestro, hai visto, a tavola?
Quando stavi li li per abboccare,
t’ho rapita. E tu, dunque, fa’ due smorfie
a questo pinco! — Chè! Non lo farai,
10 so di già, mi ciurlerai nel manico,
non ti ci metterai, mi riderai
sul muso: a quanti non l’hai fatto già! —
Se non fai la cattiva, adesso, quando
11 mio figliuolo stirerà le gambe,
io ti riscatto, e ti mantengo. Adesso
non son padrone della roba mia!
Mi tiene sempre d’occhio un figliolino
uggioso, tirchio, che spezza il centesimo,
e teme ch’ io mi guasti: perché sono
padre unico! — Eccolo che arriva!
Pare che corra contro noi! Tu fermati,
presto, e reggi le fiaccole. Lo voglio
prender ben bene in giro, come lui,
quando m’iniziava, ha fatto a me!
La flautista prende la fiaccola e si mette in piedi,
rigida come una statua. Arriva furibondo, e s’avventa
contro il padre.