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DI PAOLO FERRARI. 19

siano i lavori perfetti; quali il tempo abbia vinto e quali no?

Scrisse W. Göethe nel Wilhelm Meister che i lavori d’immaginazione dovrebbero essere perfetti o non esistere; ma Alfredo di Musset, che ne aveva le sue ragioni, affrettossi a soggiungere che se questa massima venisse accettata, troppi lavori non esisterebbero, dal Wilhelm Meister incominciando.

Io non risolvo questo problema, perchè è un altro il pensiero che mi visita.

Quando nei lavori di Ferrari, anche i meno completi, in quelli stessi cui meno arrise la fortuna, a cui più arcigni mostraronsi il pubblico e la critica, che all’autore del Goldoni e del Parini conversero tante volte in tormento immeritato — col rinfacciarglieli ad ogni suo nuovo lavoro — quei due suoi primi ricordi di gloria, — quando voi arrivate alla pagina dove l’artista ha impresso la sua marca, dove il leone ha stampato la sua orma, quando arrivate alla scena, e non manca mai, — dove la presenza del maestro si rivela, — e pensate insieme alle condizioni nelle quali il Ferrari lavorava, — della sua arte per sè, e per i suoi cari vivendo (perchè non è solo all’artista ma alle virtù dell’uomo che io qui rendo tributo d’onore), — voi siete indotto a domandarvi quale influenza abbiano avuto sulla produzione artistica del Ferrari le dure ed aspre necessità della vita. E allora mi torna e mi parla melanconicamente nella memoria il lamento, o la bestemmia che sia, che io lessi un