Pagina:Commentarii di m. Galeazzo Capella delle cose fatte per la restitutione di Francesco Sforza secondo duca di Milano.djvu/22

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di danari potesseno. La quale cosa tanto acerbamente esseguivano che egli per tale cagione, et anco per gli supplicii et per la morte di quelli, che erano stati trovati consapevoli della congiura, divenne odioso a tutti i popoli, et dal Re alieno gli animi di molti. Dopo questo mandati di nuovo alcuni a Svizzeri per condurre otto milia di quella natione egli con quelli, che gia erano nel Milanese arrivati, se n'andò a Cremona. Ma innanzi che da Milano partisse, chiamato tutto il popolo da cavallo parlò in questa sententia. Io so per cosa certa o Cittadini Milanesi che questi nostri nimici, i quali ardiscono passare nel Milanese contra l'armi d'uno Re potentissimo, più tosto nell'aiuto d'alcuni di voi, che nelle proprie forze confidano. Perché com'è egli possibile che Papa Leone, il quale negli anni passati essendo assalito da Francesco Maria Duca di Urbino, a pena era in Roma sicuro, hora tanto poco conto faccia della potentia del Re, che contra Franzesi, i quali si sono di nuovo collegati co Svizzeri, spontaneamente muova l'armi? o che Carlo Re de Romani, mentre che le citta per tutta la Spagna se li rebellano, et ch'egli e in molte guerre Tedesche occupato, ardisca muover in Italia nuova guerra? Se questi fuori usciti Milanesi non solamente di se, ma di voi ancora molte cose non promettesseno? Fondatisi adunque sopra tale speranza conducono gia le machine et l'artiglierie per combattere le terre, et gia le fanterie et i cavalli mettono in ordine, pensando per certo che poscia che la guerra sara di fuori appiccicata, tutte le cose dentro s'habbiano adempiere di tumulto. Di che io sanza dubio temerei, se molti non havesseno della perfidia loro gia le pene portate: et altri, che havevano il medesimo animo, per paura de supplicii non se ne fusseno andati. Tal che io posso pensare che, poscia che io ne saro andato alla guerra, quando bene niuna guardia di Franzesi