Pagina:Commentarii di m. Galeazzo Capella delle cose fatte per la restitutione di Francesco Sforza secondo duca di Milano.djvu/32

Da Wikisource.

et de gli altri Capitani, che fare ogni opera di reconciliarsi i Svizzeri. La onde dopo due giorni fu mandato a loro in nome del Papa Arrigo Vescovo di Veruli con commissioni et buona quãtita di danari, alli quali ancora poco dopo andarono Oratori Milanesi per trattare pace. Ma essendosi i Milanesi fermi ne confini dell'uno et dell'altro stato: perché nõ volevano passare più oltre sanza haver salvo condotto: il Vescovo di Veruli poi che egli arrivo a Bellinciona, subito fu da Svizzeri incarcerato. Donde agevolmẽte si comprese, che quelle cose, le quali havevano fatte nella passata guerra per Papa Leone, erano da loro state fatte più tosto per favorire privati, che per pubblico cõsenso. Laqual cosa benche al Morone et a gli altri, che desideravano la cacciata de Franzesi fusse molesta, nõdimeno quasi nel medesimo tempo per la fortuna, laquale nelle prosperita et nelle adversita lungo tempo non dura, aggiunse ancora cose di maggiore molestia. Perché Mõsignor di Lautrech, l'essercito del quale pensavano che in brueve s'havesse a risolvere, perché non haveva dove ritrarsi, passata l'Abda, et havendo inteso che Cremona s'era da lui ribellata, drizzo subito il camino verso quella terra, sperando con l'aiuto di Castello haverla agevolmente a recuperare. Et per cio haveva la mãdato innanzi Monsignor del Lefcuns suo fratello. Costui con trecento armati tento d'entrare per forza nella citta: Ma li fu da cittadini fatto resistentia: i quali persuasi da Nicolo Varolo et da altri ribelli, che erano entrati nella citta, non giudicavano che fusse da ricever più dentro i Franzesi, havendo sanza essere cacciati da persona, spontaneamente abbandonato la citta. Essendo poi avisati che Monsig. di Lautrech era propinquo alla terra con l'essercito salvo, del quale era stato detto che a Milano non era campato testa, pigliando miglior partito, se li detteno: ne fu comãdato loro cosa più grave che nutrire l'essercito insino tanto che