Pagina:Commentarii di m. Galeazzo Capella delle cose fatte per la restitutione di Francesco Sforza secondo duca di Milano.djvu/47

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toria de gli Impiali et Milanesi. Furono in quella zuffa tre milia svizzeri cõ dicessette loro capitani ammazzati. Dell'essercito dell'Imperadore pochi perirono: et de capitani solamẽte Giovãni Gardonẽse Cõte di Colossano, castello ĩ Sicilia: ilquale mentre ch'egli nel mezzo dell'ardore del cõbattere, alzava la visiera dell'elmetto per vedere agevolmente quello si havesse a fare, li fu passato da una freccia il viso, et resto morto. In questo modo i Frãzesi cõstretti più tosto lasciar la zuffa che rotti, ritirarono l'artiglierie. Gli impedimẽti ancora, se ne havevano alcuno cõdotto seco, a Mogũna riportarono. Nel quale luogo essendosi M. di Lautrech una sola notte posato, allevare del sole sen'ando a Trezzo, castello ĩ su la ripa dell'Abda: Et fatto uno ponte concesso a Svizzeri, che domãdavano licẽza, che per il Bergamasco tornasseno alla patria. Partironsi co Svizzeri Rinato di Savoia, Galeazzo Sãseverino et molti Baroni Franzesi. Per laqual cosa M. di Lautrech trovãdosi in grã pẽsiero, delibero prima che 'l nimico divenuto più prõto per la nuova prosperta della zuffa, lo prevenisse, fortificare Lodi: accioche con l'aiuto di quella terra più agevolmẽte Cremona et tutto il paese di la da l'Abda potesse difendere. In questo mezzo era venuto il S. Prospero in grãdissima difficulta. Percioche i tedeschi domãdavano che per la vittoria fusse loro una paga donata: et dicẽdo egli et Girolamo adorni, che egli havea cõdotti dalla magna che nõ havevano havere danari, perché quãtũque e fusseno stati nella zuffa superiori, nõdimeno nõ havevano rotto gli adversarii, iquali cõ l'artiglierie s'erano ritirati salvi et havevano cõservati gl'impedimẽti, non li volevano ascolare: anzi sollevarono in maniera gli altri soldati perché facesseno seditiõe, ch'ess portarono via l'artiglieria da muraglia: oltra questo minacciãdo i capitani di trattarli come nimici se nõ fusse loro dato una paga messeno le mani adosso al S. Prospero. Laqualcosa sentendo Frãcesco sforza Duca di Milano,