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12 | PROLOGO. |
branza presente al pensiero, mai sempre coll’animo travagliato, composto a duolo eterno, e ad ogni maniera di conforto inaccessibile.
XIII. Asciugherò impertanto le lagrime, e distolta come potrò la mente dal lutto e dai gemiti, la rivolgerò ad divisato lavoro, e sebbene l’eseguimento e la meditazione di esso addivenganmi cagione d’una seconda vena di pianto, mi procaccerò tuttavia (giusta il tragico detto1) doppie lagrime, dovendo quasi per alleviare il penoso sentimento d’una morte passar colla mente ad altra, vo’ dire a quella del padre mio, Nè v’ha dubbio che la sposizione stessa della vita di così grande imperatore e fregiato di tante virtù sia per riprodurre tratto tratto il diletto di quelle ammirabili imprese, la cui vista ed utilità rendevano, lui vivente, beati i mortali; ed ora, con grave dolore perdutolo, mi struggono ed obbligano a versare continue lagrime, delle quali, m’è uopo credere, meco piglierà parte l’orbe intero; poichè sebbene il descrivere e sottoporre agli altrui sguardi l’imagine dell’imperio d’Alessio, rimembrando un domestico infortunio, debba riuscire a me spe-
- ↑ Euripide, Ecuba, v.518.