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LIBRO TERZO. 201

besi da un tentativo così temerario e in odio al Cielo. Ma Roberto non era di questa tempra, uomo di gigantesco ardire e pertinace nell’imprendere anche sotto il fulmineo colpo. Anzi mi do a credere che nello stesso punto di estremo pericolo i suoi voti mirassero unicamente alla conservazione della propria esistenza infino al punto di vedere il nemico per compiervi le divisate battaglie; il malvagio disegno intendomi dal cui solo pensamento eragli derivata così tremenda sciagura. Fermo adunque ognor più nel suo proposito di espugnazione raccolse tutti coloro che la divina onnipotenza sottratti avea dal naufragio, e con essi nel settimo giorno riposò in Glabinitza per ristorare sè stesso e la comitiva dai sofferti marittimi travagli, e per dare agio alle truppe lasciate in Brundusio, a quelle che in varj luoghi raccolte verrebbongli tradotte dal navilio, ed alle altre cui, da Butroto salpando, prescritto avea di procedere con marce terrestri verso Dirrachio, ed erano i catafratti, i fanti vestiti di lorica, e gli armati alla leggiera dell’intero esercito, di colà raggiungerlo. Arrivato questo rinforzo più non indugiossi a portare le armi, da mare e da terra di concordia, contro l’Illiria. Seguiva in allora l’esercito un Latino di nome, il quale partecipandomi le antedette notizie dichiaravasi legato del vescovo di Bari presso Roberto, e nella qualità sua, aggiungevami, eragli stato sempre al fianco durante il tempo che il duce campeggiato avea nella pianura, e quindi eretto le trincee sul tenere e fra le macerie del vecchio Epidanno, disponendo ordinatamente le sue legioni in mezzo alle vestigia e diroccate mura dell’altre volte città.

     ANNA COMNENA 26