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30 | ANNA COMNENA. |
ceano, per parte di sorella, nipote d’lsaacio Comneno testè imperatore, cugino di Alessio, ed uomo che per ischiatta e dignità poteano ben pochi agguagliare. Questi, veduto Urselio imbavagliato coi menzogneri segni della sua sciagura e da mano altrui condotto, mandava profondi sospiri, e lamentando l’indegna sorte di quel valoroso non si ristette dal condannare la barbara crudeltà di Alessio, il quale così miseramente avea difformato, anzichè guardare sano, il generosissimo eroe. Ed Alessio a lui: in altra occasione, o amatissimo, ti appaleserò i motivi di tale accecamento. Del resto accompagnatolo da lì a poco in una casipola e quivi tolte dagli occhi d’Urselio le bende e le invoglie, comparvero essi fulgenti di vivida luce e pieni di vigore. Al che Doceano, instancabile nel farne le maraviglie, andava toccando i proprj quasi per isperimentare se quanto vedea fosse una realtà o piuttosto un sogno, ovvero una illusione prodottagli da magici prestigj, o da nuova frode; ma quando finalmente ebbe riconosciuto ad evidenza la umanità di Alessio ne commendò l’artifizio, e, convertita in gaudio l’ammirazione, passò ad abbracciare e baciare più e più volte il cugino; divulgatasene quindi la fama, tutta la comitiva di Michele ed anche lo stesso Augusto n’ebbero pieno contento.
XIV. Alessio di qua viene spedito altra fiata nell’occidente dall’imperatore Niceforo, già in possesso del romano scettro, contro Niceforo Brienio turbatore di tutte quelle provincie, e millantantesi, cinto la fronte del diadema, l’Augusto de’ Romani. Conciossiachè non appena Michele Duca ebbe a discendere dal trono e vestire, in