Pagina:Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite.djvu/61

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bito della pelliccia, o della vessica intonacata di pece, che si adatta con un filo bene incerato. Era già abbastanza per la vite aver da temere le intemperie delle stagioni, l’ignoranza o il difetto di cure del coltivatore, senz’aver da temere anche de’ nuovi e numerosi nemici nel verme della vite, nelle due specie di gorgoglione (charanson), gli scarafaggi (gribouri) (hannetons), e le lumache (limaçons).

Il verme deposto dalla farfalla nel centro del grano sviluppa, e subito si nutre della carne che trova d’intorno a lui: ma i grani vicini sembrano presentargli una nutrizione più aggradevole, egli vi penetra, e vi stabilisce tra tutti quelli, che si toccano una facile comunicazione. Questo insetto non puossi risguardare, se non come causa secondaria del marcire della vite, il quale si deve attribuire a quelle lunghe piogge, che procurando un succo troppo abbondante rilasciano la pellicola, che non può più allora opporgli alcuna resistenza. Il verme della vite non sorte dal grano, che per un tempo freddo, o per la rugiada; ma al più lieve strepito rientra con prontezza.

I due gorgoglioni (charancons), conosciuti sotto il nome di urbec, urbéte, taglia-germogli, diableau, béche, lisette, veleurs vert, destraux non sono meno pericolosi. Compariscono ordinariamente, allorchè il germoglio à un piede di lunghezza. Lo tagliano per metà, e a due terzi, purchè la flessibilità della foglia gli permetta avvilupparsi più facilmente. Depone le sue ova nell’interno, e tra le differenti circonvoluzioni. La terza specie è lo scarafaggio (gribouri) che attacca l’uva, e fora le sue foglie con tanti buchi, che pare un crivello. Lo