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lettera xiii. | 73 |
quel cielo saffico dell’amore, è una storia ineffabile che porto segnata nella miglior parte di me come testimonianza certa d’una visione dileguata per sempre.
Quante volte rinchiudendomi nelle memorie del cuore sospirai dietro a quel sogno! quante volte nelle notti insonni mi risorgevi d’innanzi a consolarmi il deserto della ragione! quante volte sulla via dolorosa del vero implorai come refrigerio un bacio della tua bocca! Ti ricordi le ore in cui posandoti in grembo la mia testa affaticata dal dubbio contemplava Dio sul tuo volto? Ti ricordi i silenzi arcani, la voluttà delle lagrime, l’ ardor del desiderio, il naufragio estatico degli organi pregni di vita? Ahimè! tutto ciò disparve, e nessuna forza può ridonarmi quelle ore di Dio!
Fu sogno che la natura sollevò in un istante trastullandosi nel mio cervello; essa ordì pietosamente le fila gracili della beltà per attirarmi nella sua fraude. Ed io la ringrazio se m’ha sottratto, almeno per un