Vai al contenuto

Pagina:Conti, Antonio – Versioni poetiche, 1966 – BEIC 1791935.djvu/102

Da Wikisource.

poesie 97

le maldicenze, non affetto lodi,
e senza cura il mio destin futuro
15a pietoso ed a giusto Ente confido.

V

     Se etade, infermità, dolori, angustie,
m’assaliranno con tormenti alterni,
so che l’uomo a lagnarsi è destinato,
e a le fatiche ed a le noie mie
5io sottrarmi saprò. Ma come io posso
non innalzar acute grida contro
il decreto del Ciel, che de’ prodigi
inventa e manda per la mia rovina?
Agricoltore che non manca mai
10d’offrir preghiere e voti al Cielo irato,
paziente soffre le cadute piogge
fuor di stagione. Il Cielo ei benedice
per tutto ciò che sua bontà gli lascia,
e senza lamentarsi in erba vede
15tronca nel campo l’aspettata messe.
Pur quanto mai bestemmierebbe in onta
del pio sermone se cadesse un astro
e tutti incenerisse i campi suoi?

VI

     I patetici versi a me son sacri?
Tutto ciò dunque che vi diede il Cielo
inutilmente è sparso e a voi non giova
fortuna immensa e bella sposa? Assai
5non è ricompensato il vostro amore,
la vostra vanità non è contenta?
Ciò non curando voi me perseguite,