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Pagina:Copernico - Poemetto Astronomico.djvu/20

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(XIX.)


E varcando le nubi, e i nembi, e i turbini
370Senza temer fulmini, lampi, e tuoni,
Le pupille fermar franchi nel sole,
L’intelletto allumando a quella luce,
E bramando abbrucciarsi i vanni, e l’ale,
Anzi che viver come cieche Talpe,
375E stolidi Giumenti, ed insensati.
Dunque perchè con misurati giri
Carolano nell’aer le Stelle, e stanno
Dentro l’Orbite sue, dentro i confini,
Che il Dio Termino in Cielo a lor prescrisse,
380Dunque avranno perciò spirto, che informa
La lor ignea sostanza, e faran Dei?
Se questo è ver, che non alziamo un’Ara
A quella Furia, a quella peste ria,
Che Febbre ha nome, e or tutta gelo, or foco
385Squallida, smorta, pallida, e tremante
De gl’Infermi ricorre ai letti intorno,
Che n’aspettan gli assalti ai dì precisi?
Questa è colei, ch’or volgon quattro Lune
Mi persegue ostinata, e il sonno invola
390A gli occhj miei, mentre a me vien notturna
Nelle piume affannose, e irrequiete.
Ma caccierolla un dì con l’altre Arpìe


C  2 Dentro