Pagina:Copernico - Poemetto Astronomico.djvu/31

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(XXX.)


La vita in region così focosa,
635E muojon lieti, e ai successor dan loco:
Non son come fra Noi gli Uomini, e i Bruti
Generati di Femina, e di Maschio,
Di semi, e d’ova; il copioso umore,
E il calor grande ivi fermenta, e move
640I vitali principj, e dalla Terra
Nascono ognor nuovi animali, e sempre
Ringiovinisce la Natura eterna.
Colà però non v’hà di Maja il Figlio
Quell’astro a governar col Caduceo,
645Come gli Etnici han detto, e che ad Apollo
Rubbò in Tessaglia la faretra, e i buoi,
E che per guadagnar qualch’aurea borsa
Era amoroso Ambasciator di Giove.
Finsero ciò perch’abbian nell’Olimpo
650Un Protettore i Ruffiani, e i Ladri:
Mertano i primi nel suo tempio asilo
Di Cupido corrier pietosi e fidi;
Ma li secondi son avare Arpìe,
Nè il Cielo assiste alle rapine, ai furti.
655Quel bel Piropo, che più in là fiammeggia,
E con tremoli rai, qual specchio luce,
E’ la Stella Ciprigna; in otto mesi


Ella