Pagina:Corano.djvu/121

Da Wikisource.
108 il corano,


ed ogni volta che i capi del suo popolo passavano vicino a lui, lo beffeggiavano. Non mi deridete, disse Noè, io mi burlerò di voi come voi fate di me, ed apprenderete

41. Su chi caderà il gastigo che lo ricuoprirà d’obbrobrio. Questo gastigo resterà per sempre sul loro capo.

42. E così fu fino al momento in cui il nostro ordine fu dato, ed in cui la fornace scoppiò1. Noi dicemmo a Noè: Prendi con te in quest’arca una coppia di ogni specie, come anche conducivi la tua famiglia, ad eccezione di colui su cui è stato pronunziato il giudizio2. Prendi ancora tutti coloro che hanno creduto, ancorchè non vi fosse che un piccol numero che abbia creduto.

43. Noè loro disse: Entrate nell’arca. Essa camminerà, e si fermerà al nome di Dio. Dio è indulgente, e misericordioso.

44. E l’arca navigò con essi in mezzo alle onde alte come montagne. Noè gridò a suo figlio che era in disparte: Monta con noi, e non restare cogl’increduli.

45. Mi ritirerò, disse, sopra una montagna che mi metterà al sicuro dalle acque. Noè gli disse: Níuno sarà oggi in salvo contro gli ordini di Dio, meno che quegli di cui egli avrà avuto compassione. Le onde li separarono, ed il figlio di Noè fu sommerso.

46. E fu detto: Terra! assorbi le tue acque; cielo! arrestati; e le acque diminuirono; il decreto fu eseguito. L’arca si fermò sul monte Ál-Djoudi3 e fu detto: Lungi di qua i malvagi.

47. Noè gridò al suo Signore: O mio Signore! mio figlio è de’ miei; le tue promesse sono veritiere, e tu sei il migliore dei giudici.

48. Noè! rispose Dio, qui non vi son de’ tuoi. Ciò che tu fai è un’azione ingiusta. Non mi domandare ciò che tu non sai. Io ti avverto acció tu non sia nel numero degl’ignoranti.

49. Signore! io mi rifugio presso di te; dispensami dal domandarti ciò che non conosco, e se tu non mi perdoni, se non hai pietà di me, io son perduto.

50. E gli fu detto: Noè scendi dall’arca accompagnato dalla nostra salute, e dalle nostre benedizioni su te, e sui popoli che sono con te. Vi sono de’ popoli che lasceremo godere dei beni del mondo; un gastigo terribile li colpirà più tardi.

51. Ecco una delle storie nascoste. Noi riveliamo quest’istoria che non avete fin qui conosciuta, nè tu, nè il tuo popolo. Pazienta; la fine felice è per chi teme Dio.

52. Mandammo agli uomini di Ad il loro fratello Houd, che disse loro: Po-

  1. Si suppone che questa fornace era una riserva d’acqua, e che scoppiò per operare l’inondazione. Ora si pretende essere nell’Irak dove era la città di Kufa, ora nella Mesopotamia, ed ora nell’Indie. Questa frase metaforica corrisponde forse all’altra: le cataratte del cielo s’aprirono. La parola del testo tannur è una specie di focolare rotondo nel mezzo della camera dove si fa il fuoco, e quando è spento si mette sul piano infuocato di questo forno la pasta rotonda e sottile, sola specie di pane conosciuta in Oriente. Alcuni commentatori, prendendo la parola tannur del Corano fornace si sono divertiti a raccontare che la fornace che ha cagionato il diluvio era quella dove Eva faceva il pane.
  2. Uno de’ figli di Noè che la tradizione presenta come un infedele.
  3. La tradizione maomettana, e caldèa, danno questa montagna per il luogo dove si fermò l’arca di Noè. Djudi è il nome dato alle colline nella parte settentrionale della Mesopotamia, e che la separano dall’Armenia, e sono poco distanti dalla città attuale di Djezireh. Il nome di Djudi corrisponde a Djordi, montes Gordyai, e non è forse che un’alterazione.