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xiv | notizia biografica su maometto. |
gnale distintivo della sua discendenza nata da Fatima, come il color negro quello della sua linea collaterale. Maometto era di statura mezzana, testa grande, barba folta, piedi e mani ruvide, ossatura forte e vigorosa, occhi neri, capelli lisci, naso aquilino, gote soffici e colorate, ed i denti un poco radi; ad onta della sua età avanzata aveva appena qualche canuto tanto alla barba che sulla testa; sul dorso fra le spalle aveva una escrescenza di carne come un uovo di piccione che si diceva essere il segno della missione profetica; il suo estrinseco era molto favorevole, perché accompagnato da un espressione di bontà e di nobiltà che allettava, e la dolcezza e l’affabilità con cui trattava gli conciliavano soprattutto lo spirito de’ suoi concittadini; di umore sempre eguale colle persone di qualunque condizione, non lasciava mai per il primo l’uomo che si fermava con lui, nè gli ritirava la mano, salutandolo, prima che colui che gli parlava gli ritirasse la sua; nel capitolo 80 del Corano egli si fa un severo rimprovero per un movimento d’impazienza che gli sfuggì dinanzi un povero; in 17 spedizioni condotte di persona diede spesso esempj di bravura, pazienza e perseveranza a tutte prove; egli era umano, e scordando facilmente gli oltraggi ricevuti, perdonava generosamente a’ suoi nemici i più accaniti appena manifestavano il desiderio di abbracciare la fede. I resultati definitivi ottenuti da Maometto provano meglio di tutto il di lui genio, e la di lui abilità, quantunque i maomettani li spieghino per volontà di Dio, e vedano la sanzione celeste in tutti i miracoli che gli fu concesso di operare. Maometto protesta nel Corano che egli non ha avuta altra missione che quella di chiamare gli Arabi al culto del Dio unico, e d’annunziarne loro la parola; ma se non vediamo alcuna traccia di pretensione nel Corano, tuttavia bisogna pure che confessiamo che alcuni discorsi equivoci impressi fra i suoi partigiani più fervorosi hanno dato vita ai racconti di prodigj, come l’ascensione al cielo, la luna spezzata, la guarigione di un cieco, e tanti altri che i musulmani riguardano quasi come articoli di fede; i più istruiti reputano il Corano come il prodigio più portentoso che un profeta abbia giammai operato, essendo questo libro formato di 114 capitoli, di cui i primi sono lunghi più di 200 versetti, ma gli ultimi non hanno che poche linee. Le materie però non sono distribuite con ordine, ed i racconti dei profeti ebrei e quelli di altri popoli, sono misti ai precetti generali, alle disposizioni transitorie, di modo che è difficile di trovare il filo cronologico delle predicazioni che Maometto faceva ora alla Mecca, ora a Medina, come viceversa è facile di rinvenirvi dei passaggi in contradizione che per svilupparli bisogna riportarsene al sentimento generale che ha prevalso nell’islamismo; è scritto anche in stile conciso, e spesso oscuro, che non sarebbe intelligibile agli Arabi istessi senza l’ajuto dei commenti, i quali per altro sono fatti sulle opere composte nei primi secoli dopo Maometto, che differiscono sicuramente di molto dalla redazione attuale del Corano.