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140 per l'egeo

contro a prua, lontano sulle coste d’Asia s’erigevano i monti d’Alicarnasso. Quando poi avemmo doppiato il capo Fuca, vedemmo le coste d’Asia far qui ciò che fanno su Rodi: venire con un grande arco montuoso verso l’isola e insieme con questa chiudere il mare in lago. Vedemmo le due branchie della Doride e la Caria meridionale sopra il golfo di Kos e le isole di Kos, Nisiro, Simi, Episcopi e Rodi, formare tutte insieme un solo sistema di grandiosi disegni: il mare spezza le terre, le terre il mare, e mare e terre congiungendosi, intersecandosi, formano tali architetture. Quella del lago di Kos è anche più potente che quella di Rodi, perchè l’Asia è più a ridosso.

Su questo lago di mare dal contorno così potente la città di Kos si adagia con una leggerezza elisia, digradando dalle falde de’ suoi monti alla riva e gettando poi anch’essa verso l’Asia un lungo braccio di terra così leggiero e sottile che pare un ramo flessuoso. È un ramo lungo lungo e sottile sottile e che ha per maggior leggerezza, dove va finendo, cinque mulini dalle ali bianche che girano. L’arco di Kos appena piegato, per chi giunge dal capo Fuca incomincia con dei mulini, e dall’altro capo finisce con dei mulini. È un arco fra due ali. Scoprimmo il grazioso inganno: parevano da lontano vele di mare e