Pagina:Corradini - Sopra le vie del nuovo impero, 1912.djvu/194

Da Wikisource.
l72 le opere italiane a rodi

liberazione che li stringeva in festa e in esultanza intorno ai nostri soldati calanti dopo Kalitea dalle alture di Koskino e di Asguro, o marcianti verso Psithos; è il riconoscimento che un’amministrazione pubblica operosa e diritta è succeduta all’altra obliqua e inerte. Quei di Rodi e di Kos, di Kalimno e di Scarpanto, di Simi e di Patmos, avvertono già che qualcosa si muove e qualcosa li muove; avvertono che gli italiani, gli italiani spianatori di strade e istitutori di poste, sarebbero capaci di congiungerli con la vita organica del mondo. E alcuni di loro, gli intelligentissimi greci dei villaggi alpestri, quasi a sanzionare quell’avvenire che sarebbe equo, già, dopo sì breve tempo dallo sbarco di Kalitea, hanno incominciato a parlucchiare il linguaggio de’ nuovi dominatori.

A Tripoli, nei primi mesi della guerra, osservai più i militari che i civili; ma a Rodi, ogni operazione di guerra essendo finita, non ho trascurato di rendermi conto anche delle amministrazioni civili; e ho trovato che una profonda concordia regna fra tutti, fra i civili e i militari, mirabile fatto, sotto un capo che riunisce in sè l’istinto di gran soldato, un buon senso realistico negli affari e un gran cuore d’uomo: il generale Ameglio. Ma ho trovato che se qualche non