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Pagina:Corradini - Sopra le vie del nuovo impero, 1912.djvu/228

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206 meditazione sull'acropoli

capissi la Vittoria che si scioglie il sandalo che è nel museo dell’Acropoli. Così ho potuto vedere quest’altra grazia giovinetta giunta volando, così bene l’ho potuta vedere che mi son compiaciuto che la distruzione del tempo le avesse portata via la faccia, perchè tutto il nostro sentimento si raccolga sul suo corpo, anzi su quel velo dalle innumerevoli pieghe musicato dal volo, che è ciò che l’artista volle esprimere. Chi dirà questa grazia delle cose delicate, questa melodia della grazia dell’armoniosa Atene che non si può raccontare a chi non l’ha vista? Eppure sono uscito dal museo dell’Acropoli e ho visto tutta Atene trasformarsi in questa grazia che è il fiore della sua armonia, delicatezza, leggerezza, melodia di volo. Le colonne del Partenone erano delicate e melodiose come le pieghe di quel velo; la corona dell’Imetto, del Pentelico, del Parnès e del mare era leggiera come una ghirlanda intorno a quelle colonne; il cielo sopra era la gioia, il riso della stessa grazia. Grazia dell’amabile Atene che non si può esprimere se non dicendo che dà quella gioia che manda alle labbra il riso silenzioso. Ma un’altra sera vidi sull’Acropoli addensarsi la tempesta; le rocce de’ suoi fianchi, mentre salivo, m’erano apparse rosse come se fossero arroventate; il Pireo era