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meditazione sull'acropoli 213


Atossa.

Come dunque sostengono l’urto dei loro nemici?

Il coro.

Così hanno distrutto il grande e magnifico esercito di Dario.

Mai popolo provò per la voce d’un suo poeta, maggior compiacenza di sè, della sua vittoria. Assistiamo al momento di natura ellenica, soprattutto di natura ateniese, al momento in cui l’amore di sè prende e plasma la materia del fatto e forma l’arte. Questa è l’arte nazionale. Come la storia e come la natura che è intorno, così saranno complasmati in quest’arte la morale dell’uomo e la morale della città, gli Dei e il loro culto. E tutto, dai fiumi agli Dei, sarà ateniese. Atene fu soltanto di sè e per questo conquistò il mondo.

Ieri fui sull’Areopago; camminavo a piccoli passi su quella roccetta di poche braccia e cercavo per terra. Fu qui la sede della giustizia? Dov’è il segno? Dov’era almeno un seggio? Dov’è il posto anche per un ristretto consesso? Ma un giorno venne qui un curioso uomo d’altra nazione e di là dal mare. Per diversi giorni gli ateniesi l’avevan visto parlar molto di cose strane anche nell’agora e s’eran dimandati: — Che vuole costui? — Lo chiamavano nella loro lingua spermolo-