Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
del trionfo nazionale | 11 |
il suo ultimo convertito, il capo del governo.
Poi la moltitudine delle cinquantamila persone si mosse, attraversò il Corso, salì per tutti i vicoli, andò a salutare il re, incarnazione della patria vittoriosa. E la conducevano con i loro vessilli e le loro grida i giovani, l’ultima generazione degli italiani che ora s’è fatta nuova avvanguardia della patria, i giovani delle scuole, promotori della grande festa. E giunsero in Piazza del Quirinale e acclamarono il re, e il re apparve, apparve veramente il re. Roma sembrò fatta più grande nella nuova conquista e nella vittoria; tutte le grandi linee dei monumenti romani sembrarono superarsi, tutte le grandi salite romane che portarono i trionfi, sembrarono lanciarsi con maggiore impeto verso il cielo. Col saluto che proruppe su verso il re, fu salutata la nuova unità della patria italiana, della nazione italiana, l’unità del popolo e del re, del re, del popolo e del suo governo. Tripoli conquistata creava quella sublime unità.
Così Roma ieri celebrò l’annessione della Libia al Regno d’Italia. E anch’essa, ieri, Roma madre si redense.
Perchè come ieri e ier l’altro furono due giorni gloriosi, così un anno ci fu in Roma un giorno infame: ci fu il Cinque Marzo