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il dominatore, l'indigeno e l'emigrante 25

frontiera che separa la Tunisia dalla Tripolitania, e giorno e notte oppressero gli uomini del governo e il loro console, perchè vigilassero e impedissero.

Non si trovò a Tunisi, come non si trovò a Parigi, nè in tutta la Francia un cuore delicato il quale comprendesse la bellezza di questo sentimento dei figliuoli d’un popolo che per la prima volta nasceva alla gioja della vittoria. E un tale sentimento invelenì i franco-tunisini e gli arabi.

Allora, quando s’accorse che di qui da Tunisi un nuovo contrattempo grave sarebbe potuto sorgere per la patria, la nostra colonia si tacque; le classi popolari obbedirono alle maggiori, queste al console il quale intendeva il volere di Roma esposta al conflitto delle potenze europee, con la guerra da condurre a termine. La colonia si tacque, represse la sua gioja, non rispose nè all’ingiurie de’ giornali francesi, nè alle ostilità degli arabi. Fra il dominatore e l’indigeno che lo tormentano, ora l’emigrante italiano soffre in silenzio. E dà esempio di coscienza nazionale, degno d’esser celebrato nella presente unione di tutta la famiglia italiana. Fa, reprimendo la sua italianità, il dover suo in questa terra straniera, come lo fanno i nostri soldati combattendo agli avamposti per aumentare l’Italia.