Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/186

Da Wikisource.

delle tavole antiche e delle nuove 187


E malvolentieri ho chiesto ad altri che m’insegnasse la via; ciò mi fu sempre fastidioso! Ho preferito ricercare e tentare da me stesso le vie.

Il mio cammino fu un tentare e un ricever continuo. — E in verità, bisogna anche imparare a rispondere ad una tale ricerca: ma questo è il mio volere — non buono, nè cattivo, ma mio — del quale ormai più nè mi vergogno, nè fo mistero.

Questa è ormai la mia via: dov’è la vostra? così io risposi a coloro che mi richiedevano della via. Giacchè la via non esiste!».

Così parlò Zarathustra.




Delle tavole antiche e delle nuove.

1.

«Qui io siedo ed attendo; mi circondano vecchie tavole infrante, e nuove tavole a metà scritte. Quando giunge la mia ora?

— L’ora del mio tramonto, della mia distruzione; giacchè una volta ancora io voglio discendere tra gli uomini.

Ecco quello che attendo: poi che prima devono giungermi i segni che la mia ora è venuta: — il leone giocondo con lo stormo delle colombe.

Frattanto, come chi è in ozio, io parlo con me stesso. Nessuno mi racconta cose nuove; le narro io a me stesso.

2.

Quando venni tra gli uomini, li trovai che si adagiavano in una vecchia presunzione: credevan tutti falsamente di sapere già da lungo tempo che cosa per gli uomini fossero il bene ed il male.