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242 così parlò zarathustra - parte quarta


Spirito innominabile, che hai stanza
     dietro le nubi, atroce cacciatore?
     Da te trafitto, al suolo fulminato,
     orribilmente mi contorco. A che
     quel tuo sguardo irrisore?
     Perverso iddio, chè non saetti in me
     l’ultima freccia, e non m’uccidi? O strazio!
     Nume crudele, ami i supplizi lenti?
     Di lacerarmi ancora non sei sazio?
     Godi de’ miei tormenti?

Torci da me lo sguardo,
     Spirto vendicativo,
     spietato nume. Tristo iddio beffardo,
     o mi lascia o mi uccidi. Ma furtivo
     a me tu vieni — è notte — e il pianto mio
     e il mio palpito ascolti. Ignoto iddio,
     sei tu dunque geloso?
     Hai fra mani una scala. Vuoi salirmi
     nell’anima, rapirmi
     il pensiero più ascoso?

Ladro che indaghi? forse una remota
     parte di me sfuggita al tuo supplizio?
     cerchi forse, carnefice, l’indizio
     che ti riveli una mia fibra ignota?

Di’, dovrei, per placarti, o Struggitore,
     come un can nella polvere prostrarmi?
     darti, nume crudel, darti l’amore?
     rinunziare a tutto, umiliarmi?

No, mi trafiggi ancor. Son la tua caccia,
     non il tuo cane. Dio crudel, rispondi:
     mi vuoi tuo schiavo, di’, nume che ascondi
     tra le nubi la faccia?