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276 così parlò zarathustra - parte quarta


Voi per me non soffrite ancora abbastanza! Giacchè voi soffrite di ciò che siete, ma non di ciò ch’è l’uomo. Voi mentireste, affermando altra cosa! Voi tutti non soffrite in causa di ciò per cui io ho soffèrto!

7.

A me non basta che la folgore non arrechi danno. Io non voglio deviarla; essa deve apprendere ad operare per me.

La mia saggezza da lungo tempo va addensandosi come una nube, e si fa sempre più silenziosa e più cupa. Così suol fare ogni saggezza che voglia generare il fùlmine.

Per gli uomini dell’oggi io non voglio esser luce; nè tale voglio esser chiamato. Voglio abbagliarli, costoro: fulmine della mia saggezza, accecali!

8.

La vostra volontà non trascenda mai il vostro potere; si cela un’invidia maligna nel volere oltre le proprie forze.

Specialmente quando taluni aspirano alle grandi cose. Poi che destano diffidenza verso le cose grandi quei falsificatori di monete e quei giocolieri così scaltriti che diventano falsi dinanzi a sè stessi, guerci, simili a sepolcri imbiancati, ammantati di parole altisonanti, di verità che abbarbagliano, di opere che scintillano come orpelli.

Siate ben cauti intorno a ciò, o uomini superiori! Nessuna cosa è oggi per me più rara e preziosa della franchezza.

L’oggi non appartiene forse alla plebe? Ma la plebe non sa che sia grande e diritto e schietto: la plebe, senza sua colpa, è sempre storpia, sempre menzognera.

9.

Sappiate essere diffidenti oggi, o voi uomini superiori, o voi coraggiosi, o voi sinceri!